Psicologo a Montebelluna:

La tecnica dell’esposizione graduale nei disturbi d’ansia e il ruolo dell’amigdala

La terapia attraverso l’esposizione graduale è dimostrata essere il trattamento d’elezione più efficace per le persone con disturbi d’ansia (fonte guide NICE). Ma come funziona?

L’esposizione graduale aiuta a “riconfigurare” il cervello. Non si tratta solo di “abituarsi” alle proprie paure. Si tratta di insegnare al cervello di smettere di inviare il segnale della paura quando non c’è alcun pericolo.

Chi soffre d’ansia cerca costantemente di allontanare ed evitare le proprie paure in quanto le riconosce illogiche ed esagerate. Questo però non aiuta. L’evitamento porta come conseguenza un rafforzamento della reazione d’ansia in una sorta di circolo vizioso.

Vediamo come funziona la terapia attraverso l’esposizione graduale.

L’attacco o fuga

Quando il cervello riceve un segnale di pericolo, attiva una risposta immediata, la risposta di attacco o fuga. Questo comportamento è estremamente utile in quanto ci permette di reagire in maniera rapida ed energica ad un pericolo imminente.

Gli umani si sono evoluti in un mondo diverso da quello in cui viviamo oggi. Era un mondo pieno di predatori, senza serrature alle porte o forze dell’ordine per proteggerci. Il nostro compito principale era quello di ottenere abbastanza cibo da mangiare senza diventare cibo per qualcun altro. Avevamo bisogno di un buon sistema di allarme per tenerci fuori dalle fauci dei predatori.

Se ci fossimo affidati al pensiero razionale, che possiamo collocare nella corteccia cerebrale, per tenerci al sicuro, saremmo estinti. È un sistema troppo lento. Serve per scrivere un discorso o calcolare le imposte sul reddito, ma non per prendere decisioni veloci riguardo ad un pericolo.

L’amigdala

L’Amigdala è una piccola porzione del cervello a forma di mandorla, funziona rapidamente, senza la consapevolezza cosciente. Ci si rende conto del suo funzionamento  solo attraverso i sui effetti sull’umore o sulle risposte fisiologiche e comportamentali.

Amigdala, cervello e paura

Amigdala e cervello

Ogni volta che prendiamo una decisione, ci sono due possibili tipi di errori. Uno è un falso positivo. Se decidi che c’è una tigre che si nasconde nell’erba alta, quando non ce n’è una, è un falso positivo. Quando fai un errore falso positivo, si ha paura in assenza di pericolo, ma non si viene mangiati.

Il secondo tipo è un falso negativo. Se decidi che non c’è una tigre che si nasconde nell’erba alta quando ce n’è veramente una, è un falso negativo. Quando fai questo tipo di errore, ti senti tranquillo, ma verrai mangiato.

Il tuo amigdala non si preoccupa di quante volte ti spaventa inutilmente. Ha solo lo scopo di tenerti in vita. Non vuole fare errori falsi negativi.

Come funziona l’amigdala

E’ sempre in allerta
L’amigdala osserva costantemente, in maniera passiva, alla ricerca di qualche indizio di pericolo. Quando ne vede uno, vero o falso che sia, preme il pulsante “lotta o fuga” e ti riempie di paura. Quando il pericolo è reale, questa è una buona cosa. Il problema è che funziona come se fosse ancora 27.000 a.C. e spesso commette l’errore di vedere il pericolo anche quando non ce n’è.

Funziona per associazione non attraverso la logica
Quando scappi da qualunque pericolo apparente, l’amigdala si attiva a osserva. Che tu stia scappando da un rapinatore, da un cane al guinzaglio o da una mosca, l’amigdala sarà condizionata a vedere il rapinatore, il cane o la mosca come qualcosa di pericoloso e farà si che proverai la stessa intensità di paura la prossima volta che ne vedrai una di queste cose.

L’Amigdala impara per associazione. Associa il negozio affollato e il cane al pericolo. Non impara attraverso il pensiero logico e cosciente. Questo è il motivo per cui non puoi semplicemente convincerti, attraverso le parole, dell’inutilità delle fobia o degli attacchi d’ansia. La memoria della paura è immagazzinata nel cervello attraverso il condizionamento e può essere mitigata solo da un ulteriore condizionamento e non attraverso la ragione.

Impara solo quando hai paura
L’amigdala impara solo quando è completamente attivata, quando individua qualcosa che considera pericoloso. Crea solo nuovi ricordi e associazioni, nuove lezioni, quando prova paura. Il resto del tempo è in modalità autopilota, osserva passivamente.

Se rimaniamo lontano da ciò che temiamo, l’amigdala continuerà a “credere” agli stessi vecchi errori, senza la possibilità di imparare qualcosa di nuovo.

Com’è possibile comunicare con l’amigdala?

L’amigdala impara solo dall’esperienza. Se fuggi dalla scena ogni volta che hai un attacco d’ansia, la tua amigdala impara che dovresti andartene per essere al sicuro.

Com’è possibile allora insegnare qualcosa di nuova all’amigdala? E’ necessario innanzitutto attivarla attraverso qualcosa che fa paura. Se ad esempio si prova fobia per i cani, l’attivatore dell’amigdala sarà il cane stesso. Il passo successivo è quello di rimanere in presenza dell’oggetto attivatore fintanto che la paura non sarà calata a sufficienza.

Tutto questo permette all’amigdala di apprendere che la paura non è giustificata e cioè può imparare che i cani (o gli altri oggetti e situazioni fobiche) non sono la minaccia che è stata condizionata a credere. E, con la ripetizione, svilupperà un nuovo ricordo, che ci permetterà di andare avanti con la vita senza essere disturbato da fobie e attacchi d’ansia.

Ricondizionare l’amigdala

Ecco come funziona la terapia dell’esposizione graduale. La terapia dell’esposizione insegna nuovi condizionamenti all’amigdala.

Non deve esser fatto in modo radicale e rapido. Quello che si deve fare è organizzare in maniera sistematica degli esercizi che permettano di attivare l’amigdala esponendosi a ciò che si teme, e poi rimanere li, assicurandosi che la paura se ne vada da sola. Possono essere utilizzate varie tecniche per semplificare il compito, o più semplicemente aspettare che la paura si plachi da sola. In entrambi i casi, la terapia dell’esposizione ti consentirà di ricondizionare l’amigdala con nuovi apprendimenti più funzionali per la tua vita.

La terapia dell’esposizione graduale può essere utilizzate efficacemente per tutti i disturbi d’ansia come per esempio: ansia sociale, panico, agorafobia, ipocondria, disturbo ossessivo-compulsivo, etc.

dott. Giovanni Zanusso