L’ansia non è solo dolori al petto, pianto e incapacità di rilassarsi.

Ti fa mordere le unghie finché non sanguinano, per poi farti togliere la pelle dalle dita una volta che hai finito e se tutto questo non bastasse inizi a strapparti le pellicine della labbra.

Ansia significa guidare fino al negozio solo per rimanere seduti in macchina nel parcheggio per 20 minuti prima di tornare a casa, senza nemmeno entrare.

Significa ricevere dei messaggi di testo e dimenticare di rispondere prontamente, quindi invece di rispondere spiegando che eri occupata, lasci lì la notifica per giorni, settimane, persino mesi, creando un nodo nello stomaco ogni volta che lo scorri o ogni volta che quella persona e il suo nome viene fuori.

Ansia significa che ad ogni minimo rumore pianifichi nella tua mente dove ti nasconderai, quali porte chiuderai e come cercherai aiuto se qualcuno entrasse in casa tua.

Significa chiede al tuo partner più volte al giorno se ti ama, in parte scherzando, ma soprattutto perché hanno bisogno di ascoltarlo in quanto trovi così difficile amare te stessa in quel momento.

Ansia significa rimandare di lavare i piatti fino a quando non ce ne sono più, ma poi ti senti sopraffatta da quanti piatti ci sono da lavare e quindi lasci tutto li per un altro giorno.

Significa comprende che ciò di cui ti preoccupi è spesso irrazionale e non così catastrofico da meritare la tua attenzione, ma significa anche non essere in grado di controllare la tua risposta e il tuo comportamento. Spesso, significa anche che NON PUOI capire che ciò di cui ti preoccupi è irrazionale o non così estremo da dover reagire.

L’ansia non è solo dolori al petto, pianto e incapacità di rilassarsi. Pervade parti della vita di ogni giorno e intensifica sia l’eccitazione che la paura come se si potenziassero di un migliaio di volte, al punto che sembrano impossibili da affrontare. Alcuni giorni sono più gestibili di altri, ed è in quei giorni che cerco di ricordare a me stessa che POSSO superare qualsiasi ansia si faccia strada.

L’ansia vista da chi la soffre

Giovanni Zanusso